Prosegue il processo per l’omicidio dell’imprenditore di Marcheno Mario Bozzoli, imputato il nipote Giacomo. Tutti gli aggiornamenti.
Emerse in aula alcune scioccanti verità riguardanti i giorni della sparizione di Mario Bozzoli: qualcuno spostò le telecamere?
In più adesso gli inquirenti definiscono l’orario della presunta morte con più precisione.
Ecco quello che è emerso durante il processo a Giacomo Bozzoli.
Scomparsa di Mario Bozzoli: le telecamere furono spostate?
Il giallo dell’imprenditore della fonderia di Marcheno, Mario Bozzoli, continua a tenere con il fiato sospeso fin dall’8 ottobre 2015. Quello fu infatti l’ultimo giorno in cui si ebbero notizie del 50enne.
L’ultima a sentire la sua voce fu la moglie, Irene Zubani, che ha sempre sostenuto che il marito non si sarebbe mai allontanato lasciando lei ed i figli.
Le indagini partite nell’immediatezza dei fatti si sono concentrate attorno alla figura del nipote di Mario, Giacomo Bozzoli, che con lo zio aveva un rapporto conflittuale a causa di motivi lavorativi ed economici.
Negli anni vari indizi hanno spinto verso di lui le accuse di omicidio e distruzione di cadavere, nonostante il corpo dell’imprenditore non sia mai stato ritrovato e secondo la difesa non vi sono tracce di colluttazione nella fonderia.
Proprio in questi giorni si tiene il processo a suo carico di fronte alla Corte D’Assise di Brescia.
Durante l’ultima udienza sono emersi alcuni particolari molto significativi grazie alle testimonianze del maggiore dei carabinieri Piermarco Bottaz, al tempo della scomparsa nel ruolo di comandante a Gardone Valtrompia, come si legge sul settimanale Giallo numero 9 di marzo 2021.
“Uno dei motivi per cui iniziammo a credere che ci fosse qualcosa di strano fu che nessuna telecamera interna aveva ripreso Mario Bozzoli..e che quella posizionata sullo spogliatoio era stata spostata”.
Un’altra testimonianza conferma che non solo una ma tre telecamere in totale il 13 ottobre risultarono essere state spostate rispetto all’8 ottobre, giorno della scomparsa:
“Il 13 ottobre tre telecamere interne erano posizionate in modo diverso rispetto alla sera della scomparsa di Mario Bozzoli”.
Ha dichiarato in aula Salvatore Rossitti, maresciallo dei carabinieri. La prima telecamera il 13 risultava posizionata sullo spogliatoio mentre l’8 era fissa su una porta vuota, la seconda inquadrava i forni mentre la sera della scomparsa era fissa sugli spogliatoi degli operai ed una terza dava visuale del piazzale esterno alla fonderia ma l’8 era posizionata su alcuni rottami.
Ipotesi degli inquirenti: il giro di fatture false
Tali indizi lasciano pensare, come riportato da Giallo, che solo i titolari che avevano accesso potevano mettere mano al sistema di telecamere. Per gli inquirenti grazie inoltre alle testimonianze si può circoscrivere la morte di Mario tra le 19.13– ora della telefonata alla moglie- e le 19.24– quando Giacomo viene ripreso mentre si allontana in auto.
Non solo, per la Procura:
“Adelio e Giacomo Bozzoli sono coinvolti in un giro di fatture false insieme ad altri 27 soggetti ra aziende del settore dei metalli per un ammontare di 120 milioni di euro”.
In questa inchiesta parallela i giudici avrebbero chiesto una condanna ad un anno e cinque mesi per Adelio e ad un anno e due mesi per Giacomo.
Questa maxi truffa potrebbe essere connessa con l’omicidio di Mario che avrebbe scoperto alcune fatture false? Il processo proseguirà anche con le indagini sulla morte dell’operaio della fonderia Beppe Ghirardini che per le sorelle è stato ucciso.
Il giudice ieri ha disposto per il 24 marzo un nuovo sopralluogo nella fonderia di Marcheno ed una nuova udienza per il 30 in cui a deporre sarà la moglie di Mario.
Nelle prossime settimane vi daremo ulteriori aggiornamenti sul caso dell’imprenditore di Marcheno scomparso ormai da più di cinque anni e per il quale la famiglia chiede giustizia e verità.