Riflettori puntati sul caso dell’omicidio Vannini con nuove intercettazioni e una richiesta singolare emersa da Federico Ciontoli dopo lo sparo
Una frase di Federico Ciontoli si aggiunge alle tante delle intercettazioni emerse dopo lo sparo, alcune non usate durante il processo per l’omicidio Vannini.
Le intercettazioni mai ascoltate in fase di processo
Le Iene durante la puntata andata in onda ieri 10 dicembre è tornata a parlare del caso del ragazzo ucciso a Ladispoli – facendo ascoltare le intercettazioni non prese in considerazione per il processo.
Giulio Golia e Francesca Di Stefano si occupano della questione da tempo e sono molte le conversazioni che lasciano senza parole, alcune delle quali “quasi in codice”.
Antonio Ciontoli è stato condannato a cinque anni di carcere con accusa di omicidio colposo mentre la moglie e i due figli – Martina e Federico – a 3 anni ciascuno. Il 7 febbraio è attesa la sentenza in Cassazione ma i dubbi sono tanti e man mano che emergono dettagli aggiuntivi il caso sembra essere ancora più complicato.
La richiesta di Federico Ciontoli dopo lo sparo
Sono molte le intercettazioni che emergono dopo durante la morte del povero ragazzo – come le chiamate al 118 con le urla di Marco in sottofondo – e quelle degli amici che cercano di capire cosa sia accaduto dentro quella casa.
Una su tutte lascia sgomenti, con le parole del cugino della vittima mentre parla al telefono con Martina due giorni dopo il tragico fatto:
“è stato lasciato lì un’ora martì… la prima cosa che mi ha detto tuo fratello appena arrivato al pronto soccorso è stato ‘papà perde il posto, cerchiamo di non far sapere niente”
Una frase definita dallo stesso cugino della vittima assurda:
“ma non puoi dire una cosa del genere!”
Ed è proprio la paura di perdere il posto di lavoro che trasforma questa tragedia, tra complotti e dichiarazioni false tra le quali quella rilasciata durante la chiamata al 118:
“si è bucato con un pettine”