Piove plastica sulle Montagne Rocciose. Secondo uno studio recentemente presentato da Gregory Weatherbee dall’eloquente titolo “Sta piovendo plastica”, nelle acque piovane sono state ritrovate microfibre di origine plastica. una situazione simile, si sta verificando anche in Francia.
Nelle acque piovane degli Stati Uniti, in particolare nelle Montagne rocciose, sono state ritrovate microplastiche, lanciando ulteriormente l’allarme della costante presenza di plastica nelle nostre acque.
Piove plastica, i risultati dello studio:
Gregory Weatherbee ha fatto la sua scoperta quasi per caso. Stava analizzando l’acqua piovana raccolta sulle Montagne Rocciose, per poter individuare inquinamento da azoto. Lo studioso ha spiegato al The Guardian, che l’enorme quantità di microplastiche rilevate riveli quanto sia importante il problema.
“C’è più plastica là fuori di quanto sembri” ha esordito Weatherbee. La possiamo trovare in tutto il nostro ambiente, sotto la neve, nell’acqua. Questa scoperta avvenuta per caso in modo del tutto accidentale, conferma uno studio simile svolto in Francia sui Pirenei. L’inquinamento non è solo quello da CO2.
Riciclaggio, la chiave della risoluzione del problema?
Ogni oggetto di plastica può in potenza spargere microplastiche. per questo motivo è sempre più importante riciclare. Solo il 10% di questi rifiuti viene riciclato, mentre il restante viene lasciato degradare nell’ambiente. La Plastica si rompe a pezzi di grandezza sempre più piccola.
Inoltre, si dovrebbero prediligere le fibre naturali per i vestiti. se noi laviamo quelli sintetici, ad ogni lavaggio una piccola quantità di fibre plastiche viene dispersa nell’ambiente. Queste piccole particelle, vengono incorporate nell’acqua piovana, inquinando l’ambiente intero dato che in questo modo, piove plastica letteralmente.
La difficile soluzione del problema:
Gli scienziati non sono ancora in grado di fornire una soluzione, nonostante siano dieci che l’attenzione verso il tema delle microplastiche sia cresciuta. Gli scienziati sono al massimo riusciti a studiare il problema suddividendole in zone, che al massimo sono l’1% del totale. Inoltre non si conosce ancora a pieno l’impatto che le plastiche hanno sull’ambiente, sull’aria e sull’acqua.
In altre parole, gli scienziati non sono tutt’ora in grado di quantificare il problema e soprattutto trovare soluzioni. Se anche smettessimo magicamente d’usare tutta la plastica, essa con ogni probabilità rimarrebbe in circolo per secoli. Le poche certezze riguardano la presenza delle microplastiche e che esse sono assimilate da uomini e animali. Per questo, la priorità della comunità scientifica è capire quali saranno i danni alla salute. Infatti questo materiale è in grado d’attirare metalli pesanti come mercurio, prodotti chimici tossici e batteri tossici. insomma non sappiamo ancora nello specifico quali danni ci siano per la nostra salute, ma sarebbe intelligente, ridurne l’utilizzo.