Prezzo del petrolio degli Stati Uniti sotto lo zero per la prima volta nella storia: il crollo della domanda “spiazza” i trader
Di tutte le oscillazioni repentine e senza precedenti registrate sui mercati finanziari da quando è scoppiata la pandemia di coronavirus, nessuna è stata più sbalorditiva del crollo di lunedì in un segmento chiave del commercio petrolifero degli Stati Uniti.
Il prezzo del contratto a termine per il petrolio greggio del Texas occidentale è sceso in territorio negativo a – meno $ 37,63 al barile.
Il vero motivo del crollo? Con la pandemia si è registrato un vertiginoso crollo della domanda: ci sono così tante scorte di petrolio inutilizzato che le compagnie energetiche americane hanno esaurito lo spazio per immagazzinarlo.
“Il contratto sul greggio di maggio non si risolve con un piagnucolio, ma con un grido primordiale”,
sottolinea Daniel Yergin, vincitore del premio Pulitzer e vicepresidente di IHS Markit Ltd.
“[…] è impossibile inibire un ulteriore acuto downside nel breve termine”,
sottolinea Michael Tran, amministratore delegato della strategia energetica globale presso RBC Capital Markets.
Crollo Prezzo Petrolio: l’effetto combinato pandemia Covid-19-rottura accordo OPEC
Dall’inizio dell’anno, i prezzi del petrolio sono precipitati a causa dell’effetto combinato della pandemia coronavirus e della rottura dell’accordo originale OPEC.
“Le scorte a Cushing continuano ad aumentare a velocità record e ci aspettiamo che venga raggiunto il limite in maggio”,
sottolinea Hillary Stevenson, della società di consulenza Genscape.
L’accumulo di scorte di petrolio è una conseguenza del calo della domanda e dell’arresto dell’attività produttiva.
Un accordo di produzione da parte dell’OPEC e dei membri alleati per frenare l’offerta si sta rivelando una soluzione del tutto inefficace per fare fronte al crollo di un terzo della domanda globale.
Si registrano segnali di debolezza ovunque: la scorsa settimana gli acquirenti in Texas offrivano solo $ 2 al barile per alcuni flussi di petrolio.
In Asia, i banchieri sono sempre più riluttanti a dare credito ai trader di materie prime per il forte rischio di un default catastrofico.