Da lunedì l’esercito ha riportato il Myanmar sotto il proprio potere. Da allora Aung San Suu Kyi, la leader democraticamente eletta, è in carcere, mentre il popolo non ha smesso di protestare.
È il sesto giorno del golpe militare e i Birmani coraggiosamente continuano a protestare contro i violenti generali. Lo fanno pacificamente ma con fermezza, seguendo lo stile che hanno appreso dalla loro leader.
Tra fiocchi rossi e tre dita puntate al cielo
Il malfunzionamento di internet e l’oscuramento delle piattaforme social hanno isolato il Paese. Già martedì era stato interdetto l’uso di Facebook, ieri è stata la volta di Instagram e Twitter.
Ma zittite online, le persone sono scese in strada.
Come è accaduto ieri 5 febbraio a Yangon, la città più popolosa del Paese. Mille persone hanno manifestato, con il fiocco rosso al petto, simbolo della Lega nazionale per la democrazia, e le mani alzate nel saluto a tre dita, un rimando alla saga fantascientifica The Hunger Games.
Quei romanzi trasposti in racconti cinematografici erano stati d’ispirazione al popolo thailandese nel 2014 all’instaurazione della dittatura.
Le tre dita della mano rivolte al cielo (indice, anulare e medio) starebbero ad indicare la triade di libertà, uguaglianza e fraternità oppure elezioni, democrazia come mezzi e modalità per giungere alla libertà.
Inoltre sin da quando il generale Min Aung Hlaing è al potere, ogni notte è scandita dalle proteste rumorose fatte di pentole percosse e clacson strombazzanti.
Mercoledì, i protagonisti dell’ondata di dissenso sono stati i lavoratori sanitari degli ospedali di 30 città del Paese, che hanno indetto uno sciopero. Foto di gruppo li ritraggono con l’immancabile fiocco rosso sui camici.
Giovedì, alla protesta dei medici, è seguita quella di insegnanti e studenti universitari.
Le forze dell’ordine, che non erano intervenute a placare la mite sollevazione popolare, ieri hanno risposto con 30 arresti per disturbo della quiete pubblica.
L’arresto del consigliere di Suu Kij
Sempre il 5 febbraio è stato fermato Win Htein, 79enne, una delle persone più vicine alla Lady premio Nobel, nonché esponente del partito democratico. È incriminato per aver espresso un parere morbido sul golpe, che ha definito “non una mossa saggia“.
La Cina e la Corea del Nord guardano con compiacenza gli avvenimenti della vicina, mentre cade il biasimo del resto del mondo sulla dittatura dei vecchi e violenti generali.
Persino l’azienda giapponese Kirin, produttrice dell’omonima birra, ha interrotto i suoi duraturi affari commerciali in Myanmar, decretato la fine dei controversi rapporti con la casta militare.