Elettroshock e lavaggio del cervello a Reggio Emilia per plagiare i bambini tolti alle famiglie. Ma ora emergono i dialoghi agghiaccianti e terribili all’interno di quelle mura maledette
Come plagiare dei bambini? A Reggio Emilia oltre l’elettroshock e il lavaggio del cervello, utilizzano anche tecniche molto avanzate di dialogo particolare: ora spuntano i macabri dettagli della vicenda.
Cosa è successo a Reggio Emilia?
L’inchiesta “Angeli e Demoni” ha portato alla luce gli affidamenti illeciti di alcuni bambini, che venivano tolti ai genitori. Una situazione terribile, considerando che gli stessi venivano accusati di maltrattamenti e violenze sui propri figli – con emissione di documenti falsi per affidare i bambini a professionisti all’interno delle strutture.
Come abbiamo evidenziato in questo nostro articolo, ai bambini veniva fatto il lavaggio del cervello ed elettroshock – così da far dimenticare loro i genitori e insinuare delle realtà completamente false.
I terribili dialoghi tra i bambini e i “professionisti”
Emergono i terribili dialoghi – grazie alle intercettazioni ambientali – tra gli affidatari, gli psicologi e altri presunti professionisti che adottavano misure estreme sui bambini:
“Ma non ti ricordi che hai detto che non volevi più vedere tuo padre?”
Una bambina spaesata che non capisce il motivo per la quale non possa più vedere i suoi genitori, abbracciarli e parlare con loro. Adulti – come affidatari e psicologi – che si insinuano nella sua mente per convincerla che sia stata proprio lei a chiedere di abbandonarli perché trattata male e abusata:
“hai detto che non volevi vederlo, perché avevi paura che ti facesse del male…si potesse vendicare…”
La bambina però non sembra essere convinta:
“mi mancano gli abbracci di papà, ogni tanto piango perché mi mancano”
Ma i “professionisti” non cedono e vanno avanti con il loro lavoro di pulizia mentale e convincimento:
“ma se eri contenta di non vederlo più. non ti ricordi?”