La 47enne è morta il 10 febbraio dello scorso anno, in seguito all’operazione di chirurgia estetica.
Il medico è stato rinviato a giudizio con l’accusa di omicidio colposo in ambito sanitario.
La morte di Silvana Inserra
Aveva deciso di sottoporsi ad un intervento di liposuzione e per farlo aveva scelto la GMG Italia, una clinica specializzata nei trattamenti di chirurgia e medicina estetica.
Il 4 febbraio scorso l’intervento, che era il perfezionamento di una precedente liposuzione, avvenuta nel 2018.
In quell’occasione infatti, i medici si erano accorti che era rimasta una lieve imperfezione sui fianchi. Così era stata programmata una seconda operazione, per correggere quel “difetto”.
Il giorno dell’operazione Silvana Inserra ed il marito Antonio Sabatino, che si è costituito parte civile nel processo, affittano un B&b per una notte, contando di dover restare un solo giorno.
La 47enne entra in clinica alla 11 del mattino, assistita dalla stessa equipe e dalla stessa anestesista che l’aveva sedata al primo intervento.
Qualcosa però non va come dovrebbe. Dopo 3 ore, la direzione dell’ospedale contatta il marito della vittima, riferendogli che c’è stata una complicazione, ma la situazione è sotto controllo.
Silvana Inserra viene trasferita all’ospedale San Giovanni Addolorata, dove morirà 6 giorni dopo, il 10 febbraio 2020.
Le accuse per l’anestesista
Secondo l’accusa, l’anestesista, che rischia una condanna per omicidio colposo in ambito medico, non si sarebbe accorta di una brachicardia, che aveva colpito la 47enne.
La complicazione insorta durante l’operazione chirurgica ha provocato un’ipossia, cui è seguito il coma e poi il decesso.
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Anche la posizione del chirurgo che ha eseguito l’intervento è stata esaminata dal pubblico ministero, che però non ha ritenuto ci fossero elementi validi per alcuna contestazione nei suoi confronti.