Commissariata per caporalato la filiale italiana Uber Italy. Sotto indagine lo sfruttamento dei rider addetti alle consegne di Uber Eats.
Il Tribunale di Milano ha disposto l’amministazione giudiziaria per Uber Italy, ma l’azienda si difende.
Le accuse
La Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano, come riferisce anche Tgcom24, ha deciso il commissariamento di Uber Italy.
La filiale italiana del gruppo americano è accusata di caporalato, sfruttamento e minacce nei confronti dei rider incaricati delle consegne di cibo per Uber Eats.
Sull’azienda è in corso un’indagine guidata dalla guardia di finanza.
Il reato contestato è quello previsto dall’articolo 603bis del codice penale, che riguarda l’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro per la gestione dei rider che consegnano cibo a domicilio per il servizio Uber Eats.
Stando a quanto ricostruito nell’indagine, i fattorini formalmente non lavorano per Uber ma per altre due diverse società di intermediazione.
Rider assunti durante l’emergenza
Secondo quanto stabilito dai giudici del Tribunale di Milano il “regime di sopraffazione retributivo” ai danni dei fattorini del servizio Uber Eats, è divenuto ancor più pesante durante l’emergenza coronavirus.
Si parla infatti di reclutamenti a valanga e non sottoposti a controllo.
L’azienda, dal canto suo, ha replicato alle accuse, sottolinenando il pieno rispetto delle normative locali. Il gruppo ha sottolineato la condanna di ogni forma di caporalato attraverso i servizi offerti in Italia.
Il gruppo ha quindi ribadito la partecipazione attiva ai dibattiti sulle regolamentazioni del food delivery.
“Continueremo a lavorare per essere un vero partner di lungo termine in Italia”
hanno fatto sapere.