E’ passato un anno preciso, era infatti la sera del 30 gennaio 2020, che il coronavirus faceva il suo ingresso o almeno cosi abbiamo creduto.
L’allarme fu dato dal portiere di un hotel di Roma.
I turisti di Whuan
I due coniugi cinesi di 66 e 67 anni provenivano dalla provincia di Whuan, quella che poi è risultata essere il luogo di partenza di una pandemia che ha rivoluzionato le nostre esistenze.
Viaggiavano in visita dei tesori delle città d’arte italiane, quando hanno incominciato a sentire i primi sintomi del virus.
Subito la coppia veniva trasferita dalla propria stanza d’albergo, all’ospedale Spallanzani di Roma. Era iniziata la realtà, e quello che sembrava appartenere ad un eventualità distante, ha preso i connotati di ciò che ancora ci spaventa: la pandemia.
L’arrivo a Palazzo Chigi della notizia, vede riunti nella stessa stanza vari personaggi dello scenario politico come il ministro Dario Franceschini, Roberto Speranza, l’assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato e altri.
E proprio il ministro alla cultura Franceschini che, parafrasando la sua dichiarazione afferma:
“E’ un problema”.
Infatti solo qualche ora prima erano arrivati dai laboratori i risultati dei tamponi molecolari eseguiti sulla coppia di cinesi allo Spallanzani: sono positivi al misterioso coronavirus che ha messo in ginocchio Wuhan.
La notizia data dal premier Conte
La sera del 30 gennaio il Premier, ora dimissionario Conte, comunica che è presente il virus in Italia, preannunciando uno stato di emergenza sanitaria.
A seguito della scoperta vengono rintracciati tutti i partecipanti alla comitiva cinese e tutti vengono posti in isolamento.
Come riferisce il Messaggero, da allora non è che un susseguirsi di bollettini e di notizie che si accavallano fino ai giorni nostri.
Notizie che dopo un anno ci colgono alle prese con vaccini promessi e poi dimezzati da parte delle case farmaceutiche Pfizer, AstraZeneca e Moderna.
Alla ricerca di regole scritte sui contratti affinché si ritorni alla consegna del quantitativo di vaccini promessi, ma non solo, anche alle prese con crisi di governo inopportune.
Ora volendo citare Massimo Troisi con “Non ci resta che piangere”, speriamo di dire il prossimo 30 gennaio 2022 che è finita.