Un bambino di 12 anni morto nella stanza dov’è cresciuto: imprigionato a vita dai genitori. Viveva in condizioni disumane e pesava 20 kg.
Un bambino di soli 12 anni è morto imprigionato in casa sua dai genitori: viveva in condizioni disumane.
La triste storia di Maxwell Schollenberger fa piangere il web.
Bambino morto imprigionato in casa
La storia del piccolo Maxwell Schollenberger è agghiacciante.
Il ragazzino aveva solo 12 anni quando è morto per malnutrizione e percosse reso prigioniero nella sua stessa casa in Pennsylvania, USA.
I genitori lo tenevano imprigionato in una stanza con sbarre e lucchetto da quando era nato: non ha mai visto cosa ci fosse al di fuori.
Non sapeva cosa fossero amore e affetto poiché gli è stato sempre negato e in cambio ha solo ricevuto percosse e maltrattamenti.
Non sapeva nemmeno di avere altri tre fratellini che, a differenza sua, sono stati cresciuti normalmente al di là del muro che imprigionava il povero Maxwell.
Il padre del ragazzo, Scott Schollenberger, e la sua compagna lo hanno rinchiuso in una stanza con porte e finestre sbarrate, legato al muro con delle catene e lasciato sopravvivere con quel poco che gli davano.
Il procuratore distrettuale Pier Hess Graf ha preso il caso in esame. Ha dichiarato con l’amaro in bocca e lo sdegno nell’animo in una conferenza stampa:
Questo ragazzino non ha mai conosciuto l’amore incondizionato di una famiglia.
Ha poi concluso dicendo che Maxwell non esisteva, ma sopravviveva. Le pessime condizioni disumane in cui era costretto a stare per scelta dei suoi carnefici non possono denotare una ‘umana esistenza’ bensì una sopravvivenza a stento.
I suoi carnefici hanno confessato di averlo tenuto in questo stato orribile 24h al giorno 7 giorni su 7 ma il motivo non è ancora stato reso noto.
Viveva nei suoi stessi escrementi e pesava 20 kg
Maxwell quando è morto pesava solo 20 kg, la metà esatta del peso che dovrebbe avere un bambino della sua età come precisa Sky Tg24.
I suoi 3 fratelli sono stati cresciuti normalmente, solo alcuni di loro sapevano di avere un fratello in casa ma gli era vietato andare a trovarlo tanto quanto solo nominarlo.
Una vita da detenuto o forse anche peggiore quella di Maxwell: gli davano poche razioni di cibo scadente e spesso digiunava per giorni.
In attesa di acqua potabile e qualcosa da mangiare il ragazzo non urlava nemmeno più, non aveva le forze per fare nulla.
Non è mai uscito da quella stanza: era incatenato al muro costretto a vivere nei suoi stessi escrementi.
Una morte atroce e inconcepibile quella del povero Maxwell ma non inaspettata come quella del piccolo Tanner, morto a causa di un’ameba mangia cervello.
Lo scorso 26 maggio Maxwell si è spento in silenzio esattamente come già viveva da 12 anni.
I dettagli della sua storia sono stati rivelati solo ora. Un vicino di casa insospettito di aver sentito i genitori parlare di un figlio morto hanno informato le autorità e si è scoperta la verità sulla famiglia Schollenberger.
Ora Scott Schollenberger e la sua fidanzata Kimberly Maurer sono in prigione con l’accusa di omicidio.